È in corso alla Commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati l’esame della proposta di legge costituzionale – già approvata in prima deliberazione dal Senato – che riduce il numero dei parlamentari (C. 1585) a 400 deputati e 200 senatori, compresi i 12 deputati e i 6 senatori eletti nella circoscrizione estero, che passerebbero a 8 alla Camera e 4 al Senato.
In merito all’indagine conoscitiva riferita alle proposte di legge costituzionale C. 1585 cost. approvata dal Senato, e C. 1172 cost. D’Uva, recanti Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari, e della proposta di legge C. 1616, approvata dal Senato, recante Disposizioni per assicurare l’applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari, la I Commissione di Montecitorio ieri (giovedì 21 marzo 2019) in diretta web ha audito Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, e Giampiero Di Plinio, professore di istituzioni di diritto pubblico presso l’Università di Chieti e Pescara.
E’ sconcertante assistere alle “dissertazioni” dei soliti dotti e sapienti, professori di diritto, irriducibili portatori di verità, “influencer” della dottrina costituzionale, epigoni dell’insegnamento costituzionale di Cesare Beccaria, adulati e riveriti nelle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama.
Questo è il sentimento che scaturisce dagli argomenti esposti a senso unico da chi, durante le audizioni parlamentari, continua ostinatamente a voler abrogare, o come nella fattispecie a ridurre inesorabilmente il numero dei 18 parlamentari eletti nella circoscrizione estero. Ci chiediamo come sia possibile mettere in discussione una norma costituzionale a meno di una ventina d’anni dalla sua promulgazione che, a sua volta, sanava un vulnus legislativo durato oltre 50 anni?
E’ così difficile riconoscere ancora oggi ai cittadini italiani all’estero i diritti civili e politici per assicurare una rappresentanza adeguata ed equa nel nostro Paese?
La presenza dei parlamentari italiani eletti nella circoscrizione estero riflette una forma evoluta dell’estensione dei diritti a cittadini in mobilità, quantificati per difetto a sei milioni, che con l’Italia hanno e mantengono un legame concreto e duraturo. È auspicabile che su questo provvedimento, anche nell’iter preparatorio al dibattito nella Camera dei deputati, i ragionamenti siano concreti e non ideologici, come purtroppo è già avvenuto nel passaggio precedente al Senato, e che non si giunga ad un voto di fiducia.
La riduzione del numero di rappresentanti della circoscrizione estero nelle due aule parlamentari italiane rischia di creare una frattura insanabile tra due mondi idealmente equidistanti: italiani in patria e italiani fuori d’Italia.
Il grande esodo di massa dall’Italia, al quale assistiamo dall’inizio del millennio, dovrebbe spingere i nostri governanti a creare nuovi istituti di partecipazione e di rappresentanza politica idonei alla mobilità circolare per rafforzare la loro presenza nelle istituzioni nazionali.
Michele Schiavone
Segretario Generale del CGIE