Relazione del CGIE alla 42ᵃ Assemblea Plenaria del 13 novembre 2018

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Gentili autorità presenti, gentili ospiti, care e cari Consiglieri,
benvenuti ai lavori della 42ᵃ Assemblea Plenaria del CGIE che si svolge a metà mandato della IVᵃ consiliatura, in un momento particolare della storia del nostro Paese, nel quale il fenomeno migratorio è diventato argomento di aspro e continuo confronto politico, che divide gli animi e si riflette pesantemente sulla legislazione corrente in materia di sicurezza, di programmazione economica, di politiche educative, sociali e culturali. Da una decina di anni l’Italia è ritornata ad essere una Nazione ad alta vocazione migratoria, ma è ancora sprovvista di strumenti per governare la mobilità, è priva di una strategia di contenimento della diaspora, che oramai ha raggiunto cifre ufficiali che si collocano intorno a 5’600’000 cittadini. Le energie più fresche emigrano, le forze qualificate si trasferiscono all’estero per scelta o per necessità; in Italia ormai restano la maggior parte degli anziani e i bambini. Infatti, molti pensionati si trasferiscono in paesi con migliore attrazione fiscale dove possono valorizzare il potere d’acquisto delle pensioni. Alla base dell’esodo emergono anche limiti amministrativi che mostrano le crepe di un sistema privo di sostegni, da una parte all’inserimento nel mondo del lavoro in Italia e dall’altra anche all’orientamento verso i paesi di nuova accoglienza. Chi parte spesso è lasciato al proprio destino e l’offerta dei nostri servizi nei paesi di nuova residenza non sempre è in condizione di soddisfare le domande di coloro che vi arrivano impreparati; la comunicazione e l’informazione nonostante il diffuso utilizzo degli strumenti di nuova tecnologia non sono sufficienti a supplire alle carenze. Purtroppo mancano misure di contenimento atte a frenare la fuoruscita degli expat, mentre nella narrazione si è reticenti a riconoscere e chiamare per nome l’emigrazione, edulcorandola con il termine “nuova mobilità,” che come ha dimostrato il recente rapporto della Fondazione Migrantes, ha dinamiche e cause tutt’altro che semplici. Perciò il nostro Paese ha urgente bisogno di affrontare seriamente la questione migratoria alla stregua di quella immigratoria, perché entrambe sono la faccia della stessa medaglia e, più che mai, si sente il bisogno di un ministro ad hoc e di Comitati parlamentari permanenti per gli italiani nel mondo, che si dedichino a ricomporre il mosaico delle più distinte presenze italiane nel mondo, spesso espressione di successo nelle diverse arti sociali e accademiche, del mondo del lavoro e della cultura alla mercè dei migliori offerenti. Occorre riannodare al più presto il filo della responsabilità nazionale che passa anche attraverso la conoscenza del fenomeno migratorio italiano. Da qui il richiamo del CGIE a un impegno straordinario delle istituzioni e del governo a trovare le soluzioni necessarie a contenerlo e favorire il rientro dei nostri migranti. La legge del controesodo non ha coperture finanziarie e perciò non viene applicata.
L’urgenza di costruire un sistema internazionale per la gestione delle migrazioni è evidente: quella umana, infatti, è l’unica realtà ancora non protetta da un apparato di regole analogo a quelli che disciplinano le transazioni finanziarie o il commercio di merci, beni e servizi. Il 10 e 11 dicembre prossimi, i capi di stato e di governo dei 193 Paesi membri dell’ONU ne discuteranno a Marrakech. In quella sede si dovrebbe sottoscrivere il patto globale per una migrazione sicura e regolamentata; sarà il primo accordo intergovernativo, preparato sotto l’egida delle Nazioni Unite per gestire in modo globale e completo le dimensioni della migrazione internazionale con particolare attenzione ai diritti dei migranti e allo sviluppo territoriale sostenibile. Siamo direttamente interessati all’esito di questa conferenza in attesa di conoscere le future decisioni sulla Brexit e gli interventi a favore dei nostri connazionali in Venezuela, in fuga dalla miseria e alla ricerca di maggiore sicurezza.
L’emigrazione rimette in causa le frontiere, dappertutto ma soprattutto in Europa dove, alla vigilia delle elezioni per il rinnovo delle rappresentanze comunitarie è opportuno battersi affinché già dalla prossima legislatura le istituzioni europee si dotino di un’agenzia con competenze dirette anche per i cittadini europei residenti in un paese diverso da quello di nascita. Il CGIE persegue questo insieme agli altri organismi di rappresentanza europei fin dalla prima riunione dell’Europa in movimento a Parigi nel 2008 e alla conferenza di Roma tenuta nel Senato della Repubblica italiana nel 2010. Gli spostamenti mettono in evidenza il concetto stesso di cittadinanza, condizionando gli indirizzi di politica interna e il riconoscimento del diritto di votare alle amministrative nello stato di residenza e alle politiche nello Stato di cui si è cittadini. Il nostro paese è in attesa di una completa revisione della legge sulla cittadinanza: le norme in vigore sono obsolete nella sostanza e macchinose nelle procedure. Lo sanno bene i consolati italiani ingolfati in America Latina da numeri straordinari di richieste di riconoscimento della cittadinanza.

Quali sono i rapporti e le politiche che l’Italia promuove per gli italiani all’estero?

La complessità della politica migratoria italiana richiede una specifica attenzione da parte delle istituzioni. Come avvenne tre volte in passato, il nostro paese dovrebbe dotarsi di nuovo di un ministro per l’emigrazione, che ne coordini le questioni con gli altri ministeri, per gestire e promuovere una politica mirata a sostegno dei vari campi d’intervento e crei discontinuità all’esodo.
Il CGIE chiede al Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale, vale a dire al nostro Presidente, Enzo Moavero Milanesi, di agire a stretto contatto col il nostro organismo, sollecito che ripetiamo ai parlamentari eletti nella circoscrizione estero, per favorire il lavoro delle Commissioni competenti di Camera e Senato sulle proposte e gli articolati di riforma in materia di rappresentanza degli italiani all’estero già approvate dal CGIE nel novembre 2017 e sulle indicazioni per la messa in sicurezza del voto all’estero, che adotteremo nel corso di questa plenaria. I Comites e CGIE, come li abbiamo ripensati, in questa fase storica dovranno rigenerare la vita delle comunità all’estero e farle diventare funzionali a una vera collaborazione tra vecchia e nuova emigrazione creando un legame concreto con le autorità dei paesi ospitanti e le comunità italiane all’estero, rivitalizzando il mondo associativo, gli enti di formazione, di promozione culturale, e di assistenza sociale, le reti dei media, degli accademici, delle imprese e dell’intero sistema italiano all’estero. Perciò, gli strumenti disegnati nella riforma dei Comites e del CGIE tendono a renderli virtuosi, sono adeguati al nostro tempo e li proiettano nel futuro. Ciò è necessario perché alcuni riferimenti normativi ancora esistenti sono ormai superati dalle pratiche quotidiane e, ad ogni cambio di governo, tendono ad essere interpretati diversamente essendo mutato lo spirito che li aveva regolati. L’ultima perla involutiva è la recente decisione della Corte dei Conti che misconosce la diaria e il pernottamento ai Presidenti dei Comites alle riunioni dell’Intercomites, che ci auspichiamo sia risolta entro quest’anno anche per evitare conseguenze nefaste per chi volontariamente si impegna a tenerli in vita.
Da molti mesi il CGIE, assieme ai Comites e a tante associazioni, a 10 anni di distanza dalla Prima Conferenza mondiale dei giovani, sta creando le condizioni per organizzare a Palermo un convegno dei giovani italiani all’estero. Al termine di questa plenaria Il Gruppo delle Donne del CGIE ha organizzato il Secondo Seminario delle Donne Italiane all’estero articolato su tre grandi temi: leadership e rappresentanza; le donne in movimento: nuove professionalità o mestieri tradizionali? Fasce deboli dell’emigrazione – diritti di cittadinanza; la promozione dell’insegnamento di lingua e cultura come supporto al sistema Paese: sfide attuali e il ruolo delle donne. Il Seminario, che si terrà il 17 novembre a The Church Village, Via di Torre rossa 94 a Roma è teso a gettare le basi della Convocazione della Prima Conferenza delle Donne italiane all’estero nella storia della nostra emigrazione. Con lo stesso spirito d’iniziativa insieme alla Fondazione Matera-Basilicata capitale europea della cultura 2019, abbiamo organizzato un convegno, che si svolgerà il 19 novembre nello stesso capoluogo di provincia lucano. Questo appuntamento anticiperà le attività previste nel programma annuale che richiamerà in Basilicata numerosi turisti e gli stessi consiglieri del CGIE si faranno ambasciatori dell’ospitalità e dell’offerta turistica regionale nei paesi di residenza. A questo appuntamento parteciperanno anche le consulte regionali italiane e il responsabile del futuro museo nazionale dell’emigrazione italiana in rappresentanza della filiera museale italiana. Questa iniziativa si è concretizzata grazie al rapporto fecondo instaurato dalla VI ᵊ Commissione con le consulte regionali impegnate a preparare per l’anno prossimo la Conferenza Stato-Regioni-Province autonome-CGIE i cui preparativi oramai sono molto avanzati.
Con la stessa convinzione ci accingiamo questa settimana a onorare l’impegno, assunto con il sottosegretario Ricardo Merlo, varando una proposta di revisione della legge 459/2001 per la messa in sicurezza dell’esercizio del diritto di voto all’estero. Fermo restando che la Costituzione italiana attribuisce ai cittadini italiani all’estero gli stessi diritti in materia di partecipazione democratica che da ai cittadini residenti in Italia, siamo consapevoli che è opportuno armonizzare le differenze nella pratica dell’esercizio del diritto di voto rendendolo per quanto possibile omogeneo e sicuro in tutte le sue applicazioni: a livello locale con l’elezione dei Comites e nazionale per le elezioni politiche e le consultazioni referendarie. Occorrerà favorire una diffusa e continua informazione, per accrescere una vera e propria educazione civica e rendere più consapevoli le scelte dei singoli cittadini. Queste condizioni servono a promuovere la partecipazione e assicurano la certezza, la trasparenza e un uso del voto libero da qualsiasi coercizione o condizionamento. E’ ovvio che gli strumenti vanno preparati a tempo e che occorreranno investimenti per il perfezionamento di veri uffici elettorali permanenti nelle rete consolare.
Lo strumento elettorale, nella forma praticata fino ad oggi, richiede una manutenzione e una revisione tesa a renderlo del tutto libero, segreto e personale. Sarà cura del CGIE indicare anche eventuali modalità aggiuntive per rispettare la recente direttiva europea sul voto applicabile alle elezioni di maggio 2019, che contempla la partecipazione dei cittadini europei residenti nei paesi extra-UE mediante il voto per corrispondenza e il voto elettronico. Di fronte a qualsiasi necessario cambiamento normativo in materia di procedure elettorali, gli italiani all’estero non possono e non devono essere discriminati per un mero contenimento dei costi elettorali. Si tratterebbe di una scelta anticostituzionale alla quale ci opporremo con tutte le nostre forze.

Proposta di riduzione del numero di deputati e senatori eletti dai connazionali all’estero.

Il CGIE è profondamente preoccupato perché a distanza di 12 anni dall’entrata in Parlamento dei primi eletti nella Circoscrizione estero i governi che si sono succeduti e il Parlamento italiano non abbiano ancora ben compreso le potenzialità e il valore aggiunto della mera presenza e degli argomenti proposti dai rappresentanti delle Comunità italiane all’estero.
Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto la notizia che la Commissione Affari costituzionali del Senato ha avviato l’esame di una proposta di legge sulla riduzione del numero dei parlamentari eletti all’estero, anticipata già in estate dal Ministro Riccardo Fraccaro. Il CGIE non nega l’opportunità di rendere più snello e funzionale il massimo organo di rappresentanza della nostra Repubblica, ma siamo nettamente contrari a una riduzione della rappresentanza eletta direttamente all’estero per il principio che attiene alla piena uguaglianza dei diritti di tutti i cittadini italiani ovunque essi risiedano. Quando la Circoscrizione estero fu inserita nella Costituzione insieme al numero dei suoi eletti al Parlamento, fu concordato tra le forze parlamentari un numero basso per superare le resistenze a questa riforma. Il rapporto di rappresentanza tra cittadini ed eletti è stato sempre molto più basso per gli italiani residenti all’estero e oggi lo è ancora di più, visto il forte aumento degli iscritti all’Aire e, di conseguenza, dell’elettorato attivo. L’ulteriore decurtazione di un terzo del numero dei rappresentanti, da 18 a 12, sarebbe dunque un vulnus profondo che dividerebbe i cittadini in categorie, sancendone un’inaccettabile differenza. Chiediamo al governo che tutta la questione sulla rappresentanza italiana, compresa la legge elettorale, venga esaminata e discussa complessivamente, per raggiungere quell’uniformità utile a indicare un’architettura che contempli una consapevole partecipazione dei cittadini italiani all’estero al processo legislativo e democratico del nostro paese.
Nelle ultime settimane le due Direzioni generali del Sistema Paese e degli italiani all’estero e le politiche migratorie del MAECI hanno organizzato due appuntamenti: la terza edizione degli Stati generali della lingua italiana nel mondo, e la Seconda conferenza dei Consoli. Si tratta di due momenti corali di rilievo per il Sistema Italia e per la rete consolare per i riflessi che le loro risultanze potranno avere nella vita delle comunità italiane all’estero, visto anche che in entrambi i consessi i partecipanti hanno incontrato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale è intervenuto per mettere in evidenza il forte valore della lingua italiana dal punto di vista culturale e strategico, e l’articolazione della rete diplomatico-consolare italiana nel mondo per il ruolo di soft power che il nostro paese assume nei rapporti e contesti internazionali.
Per creare ricchezza l’Italia fa leva sui beni immateriali del bello, dello stile, del gusto, della lingua e in questa strategia gli italiani nel mondo costituiscono degli asset fondamentali per l’affermazione del marchio nazionale. L’intero sistema della lingua italiana all’estero si estrinseca attraverso gli enti promotori, le scuole italiane e le università straniere, gli istituti di cultura e la società Dante Alighieri che attirano oltre 2’100’000 studenti in 115 paesi e si esprime anche attraverso l’informazione di Rai Italia e della Comunità della stampa e dell’editoria in lingua italiana all’estero, la cui missione sarà oggetto del Focus organizzato per giovedì pomeriggio dalla Iᵃ commissione tematica del CGIE. Grazie a questi strumenti si è costruito un sistema che permette agli italofili di seguire la musica, l’arte, il mondo letterario e del cinema, quello della moda e del design, la vita delle imprese e dello sport, le eccellenza nel campo della cucina e l’attrazione del turismo nel Bel Paese.
Tuttavia, il quadro non è roseo come appare, soprattutto per le complesse difficoltà dell’offerta formativa destinata a tutti i continenti, e per la diversità di interessi e sistemi della domanda e l’offerta nei vari ambiti e livelli formativi. E’ necessaria una semplificazione delle procedure e l’armonizzazione degli strumenti del Sistema integrato della promozione linguistica e culturale, pur nel rispetto delle profonde diversità nei sistemi scolastici e di apprendimento nelle grandi aree continentali e nei diversi Paesi. Cruciale sarà la ridefinizione della circolare numero 13, che a decenni di distanza dalla sua applicazione dovrà recepire le trasformazioni mondiali dell’istruzione e della formazione preparandosi al futuro. Le nuove regole dovranno stare alla base della stesura dei piani paesi, della promozione del bilinguismo da affiancare all’inserimento dei corsi di lingue nei curriculum scolastici delle scuole pubbliche all’estero, alla rete delle scuole, ai corsi di sostegno per la nuova mobilità. Assieme alla programmazione didattica, grande attenzione bisognerà dedicare agli aspetti puramente amministrativi che dovranno prevedere maggiore rapidità e flessibilità nell’erogazione dei contributi e nella definizione dei criteri minimi per il riconoscimento delle attività promosse dagli enti promotori dei corsi di lingua e cultura Italiana. In questo senso sarà necessario procedere alla precisazione dei criteri da applicare alla mappatura e certificazione del numero degli studenti nei diversi Paesi. In questo quadro, l’Italia deve essere cosciente che i fondi destinati alla promozione e diffusione dell’insegnamento della lingua e della cultura italiana all’estero sono investimenti nella crescita del Sistema Paese perché creano un popolo crescente di italofili e italofoni e ampliano il mercato dei nostri beni anche culturali. Questa convinzione deve stare alla base delle assegnazioni nelle prossime leggi di bilancio garantendo il supporto finanziario a tutte queste attività negli anni a venire.
Alla seconda Conferenza dei Consoli italiani nel mondo, in rappresentanza di 80 consolati e 92 cancellerie consolari si è discusso di innovazione, digitalizzazione, comunicazione e motivazione del corpo consolare per l’erogazione dei servizi diretti principalmente a favore dei nostri connazionali, che vivono stabilmente all’estero. La casistica degli interventi è variegata e contempla il rilascio di passaporti, certificati, atti pubblici, assistenza e accompagnamento all’integrazione dei nuovi arrivati nonché l’organizzazione e la gestione della elezioni dei Comites, del CGIE, le legislative, le europee e i referendum.
In un periodo nel quale le risorse umane nel Ministero sono ridotte e in controtendenza è raddoppiata la presenza degli italiani all’estero gli effettivi dovranno ingegnarsi a scambiarsi le buone prassi e affidarsi alle nuove tecnologie. Va da sé che la missione di un Console non si riduce solo alla gestione amministrativa e del personale, ma che le incombenze sono molteplici. Perciò, a fronte di queste difficoltà il CGIE sollecita il MAECI a promuovere nuove assunzioni di personale di ruolo e il reclutamento di ulteriori contrattisti assunti in loco, garantendo adeguamenti salariali e corresponsione di oneri sociali per non perderli a favore di altri lavori con maggiori protezioni. A supporto della rete ricordiamo che potrebbero intervenire i patronati, che attendono la stipula della convenzione con lo stesso Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per avere il permesso di sbrigare alcune pratiche amministrative.
Lo stesso CGIE a giorni farà partire una campagna informativa per promuovere l’iscrizione online all’AIRE. Proponiamo al MAECI di avviare un lavoro sinergico con i diversi attori presenti in emigrazione e di individuare punti di collaborazione per superare situazioni di sofferenza amministrativa e di rafforzamento del sistema a sostegno dell’asse del sistema Paese promuovendo incontri annuali per definire i programmi del piano paese. In questo periodo in cui il governo sta definendo il documento economico e finanziario lo chiamiamo, insieme ai gruppi parlamentari, ad intervenire con risorse adeguate al fine di prevedere nuove assunzioni e riaperture di Consolati troppo affrettatamente chiusi in luoghi strategici per l’economia italiana o aperture di nuovi consolati, di finanziare adeguatamente i capitoli destinati ai Comites, al CGIE, all’assistenza, all’editoria e alla stampa estera.
Non vorremmo essere costretti a formulare qui affermazioni che riteniamo sc0ntate: se ne può, anzi se ne deve discutere finché si vuole, ma tutti dobbiamo convenire sul fatto che il ruolo dei Comites e del CGIE, come dell’informazione non solo è fondamentale, ma costituisce il pilastro su cui si regge la rete degli italiani all’estero e della democrazia.
Mettere in discussione, annunciando, come purtroppo in più occasioni è successo, la graduale abolizione dei finanziamenti pubblici all’editoria, prefigurandone l’eventuale trasferimento dagli editori al sistema editoria, nel suo complesso, privilegiando la domanda dei cittadini, anziché l’offerta e immaginando interventi volti a sostenere il rinnovamento tecnologico attraverso la digitalizzazione dei prodotti editoriali tradizionali, è motivo di giustificata allerta.
Naturale che il tema susciti grande attenzione anche nel mondo degli italiani all’estero, per gli effetti che questa proposta produrrebbe sulla realtà delle testate tradizionali e digitali edite o comunque diffuse prevalentemente all’estero, che grazie ai contributi italiani assicurano il diritto all’informazione in lingua italiana e veicolano il Made in Italy del sistema paese.
Per quanto gli compete, il Consiglio generale degli italiani all’estero, che è confrontato con le novità introdotte dalla nuova legge sull’editoria 26 ottobre 2016 n. 198, diventata operativa all’inizio di quest’anno, esprime la convinzione che, nelle decisioni che questo governo intende assumere il ruolo storico e del tutto peculiare svolto dalla stampa italiana edita e diffusa prevalentemente all’estero, venga tenuto nella giusta considerazione. È anche sulla base di queste considerazioni, ma anche con il preciso intento di riflettere sulle nuove modalità di fruizione e diffusione dell’informazione, che abbiamo ritenuto opportuno organizzare per giovedì 15 novembre il convegno sull’informazione italiana all’estero, sui temi legati alla nuova legge sull’editoria, al ruolo delle testate italiane all’estero, anche come strumenti di promozione della lingua italiana nel mondo e di sostegno all’internazionalizzazione, alle potenzialità e ai rischi dell’impiego delle nuove tecnologie.

Le questioni del lavoro, della previdenza e dell’assistenza restano comunque i punti nevralgici per contenere la fuoruscita di nostri connazionali alla cui risoluzione il nostro paese è chiamato a promuovere concrete iniziative, che possano calmierare l’alto tasso di disoccupazione presente nel paese, in particolare nelle fasce giovanili del meridione anche se, paradossalmente, la più alta percentuale degli espatri avviene dalle regioni settentrionali. Le regioni del nord continuano a confrontarsi ogni giorno con il fenomeno dei frontalieri, che ha avuto un’evoluzione straordinaria verso paesi diversi da quelli tradizionali di Svizzera, Austria, San Marino, Principato di Monaco, Francia e Croazia. Oggi aumenta la forma di pendolarismo settimanale verso i paesi dell’Europa meridionale e del mediterraneo dove si sono insediate molte aziende italiane, che hanno creato veri e propri bacini industriali. Regolamentare il fenomeno del frontalierato è un impegno che l’Italia deve assumersi al più presto e perciò il CGIE sollecita il Ministero del lavoro, attraverso il tavolo interministeriale insediato presso la Farnesia, al fine di creare le condizioni per definire lo Statuto dei frontalieri, che regoli i diritti e le tutele sociali di tutte le specifiche forme di lavoro transfrontaliero.

Vivere in un mondo interdipendente è sinonimo di libertà e genera occasioni di mobilità anche per le persone. Si aprono nuove opportunità di interculturalità e di relazioni umane, economiche e sociali, facilitate dalla tecnologia e dalla conoscenza, che spesso vedono protagonisti gli italiani nel mondo in misura ormai paragonabile al periodo rinascimentale. L’Italia è cosciente di essere tra i paesi protagonisti della modernità e va sostenuta nel suo ruolo, al quale contribuiscono in maniera efficace gli italiani all’estero nelle forme più diverse e tra queste figura il lavoro che svolge il CGIE impegnato a rafforzare le luci e diradare le ombre di questa nuova epoca.

Durante il lavori di questa settimana esorto e auguro a tutti noi di essere intraprendenti, propositivi ed audaci per decidere il nostro destino. Lo dobbiamo al nostro Paese e agli italiani all’estero.

Michele Schiavone