ASSEMBLEA PLENARIA 13/16 NOVEMBRE ,BOZZA RELAZIONE DI GOVERNO

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ASSEMBLEA PLENARIA DEL CGIE
(13/16 novembre 2018)

RELAZIONE DI GOVERNO

1. Si avvicina la data i cui gli Italiani saranno chiamati al rinnovo dei nostri rappresentanti al Parlamento Europeo. Il MAECI e la propria rete diplomatico-consolare sono già impegnati nello svolgimento dei primi adempimenti connessi a questa tornata elettorale.
Come prescritto dalla normativa vigente, è stato chiesto alle Ambasciate interessate di curare la conclusione delle intese con i Governi locali per assicurare ai cittadini italiani residenti la possibilità di esercitare il diritto di voto presso i seggi che saranno istituiti all’estero. Il MAECI ha già anche avviato i necessari contatti con il Ministero dell’Interno, finalizzati in questa fase principalmente alla definizione delle procedure informatiche per lo scambio dei dati e la successiva compilazione dell’elenco degli elettori. Questa Amministrazione sta inoltre curando la predisposizione del nuovo e specifico applicativo informatico che sarà utilizzato dalle Sedi all’estero e qui a Roma per la gestione dell’evento elettorale.

2. Si è poi appena conclusa la sessione 2018 degli Stati Generali della Lingua Italiana nel mondo. Il nostro obiettivo è stato quello di tracciare un primo bilancio di quanto realizzato negli ultimi quattro anni nel settore della promozione linguistica e di fare il bilancio degli obiettivi di diffusione della lingua posti nel 2014, cioè l’aumento del 10% di studenti nel mondo, che abbiamo ampiamente raggiunto.
Le ultime rilevazioni relative all’anno scolastico 2016/2017 indicano la presenza di circa 2.145.093 studenti di italiano, distribuiti in 115 paesi, e mostrano un importante aumento degli studenti di italiano, che sono passati da 1.522.184 nell’anno scolastico 2012/2013 a 1.761.436 nell’anno scolastico 2013/2014 fino agli oltre 2 milioni odierni. Tale incremento è dovuto sia a un aumentato interesse degli stranieri per l’apprendimento della nostra lingua, sia a un continuo affinamento della ricognizione svolta dalla rete diplomatico-consolare e degli Istituti Italiani di Cultura che ha permesso di censire anche le scuole private e tutti quei contesti di insegnamenti autonomi normalmente non ricompresi nelle statistiche ufficiali.
Sapete che la diffusione della lingua italiana all’estero costituisce uno dei principali obiettivi dell’azione promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in ambito culturale e un asse fondamentale della promozione integrata del Sistema Paese. Nel contesto delle politiche per la diffusione della nostra lingua del mondo è stata anche avviata una riflessione sul ruolo della lingua italiana nelle strategie di internazionalizzazione delle imprese del Made in Italy.
Abbiamo inoltre approfondito la valutazione dell’impatto delle nuove tecnologie, di internet e dei social media sulla trasformazione e sulle strategie di diffusione della lingua italiana, e riconosciuta la necessità di diversificare la strategia futura di promozione e diffusione della lingua italiana nel mondo, attraverso la formulazione di specifici Piani Paese, grazie al ruolo di coordinamento delle Rappresentanze diplomatico-consolari italiane.
Abbiamo infine deciso di avviare un Progetto Pilota di Certificazione Unica della lingua italiana riferito al mercato cinese e sostenere l’Associazione CLIQ (Certificazione Lingua Italiana di Qualità), compatibilmente con le risorse messe a disposizione dal Fondo per il Potenziamento della Promozione della Cultura e della Lingua italiana all’estero.
Nell’ambito della complessiva operazione di adeguamento al nuovo scenario di riferimento introdotto dal Decreto Legislativo 64/2017 in tema di “Iniziative per la Lingua e la Cultura italiana all’estero”, avviata già nel corso del 2017, il MAECI ha predisposto una bozza di revisione della Circolare 13/2003 al fine di favorire l’integrazione dei corsi di lingua e cultura per gli italiani all’estero e gli stranieri all’interno del più ampio “Sistema della formazione italiana nel mondo, che tiene conto delle indicazioni fornite dalle Sedi diplomatico-consolari interessate, dal Consiglio Generale degli Italiani all’Estero e dagli Enti promotori stessi. Sono state quindi individuate le seguenti aree prioritarie di intervento:
– configurazione degli enti “gestori” (formula che risponde al dettato normativo di cui all’art. 11 del D.lgs. 64/2017), quali enti “promotori” di iniziative a sostegno della lingua e cultura italiana all’estero;
– azione propedeutica dei corsi a favore dell’attivazione di sezioni bilingui all’interno delle scuole locali, al fine di garantire continuità tra le diverse tipologie di intervento. Si prevedono diverse tipologie di corsi, sulla base dell’inserimento di discipline curricolari all’interno dei curricula locali, dei corsi “curricolari” (che non sfociano però in una valutazione in pagella), dei corsi “extra-curricolari” e dei corsi preparatori;
– superamento del limite della fascia dell’obbligo scolastico, al fine di assicurare continuità e verticalità agli interventi, con riferimento sia alla scuola dell’infanzia sia alla secondaria di secondo grado;
– valorizzazione dello strumento della certificazione delle competenze linguistiche in conformità con l’articolo 7, comma 3 del decreto legislativo 64/2017;
– avvio di campagne informative e pubblicitarie, per la promozione della lingua italiana e degli Enti che operano nel settore;
– sinergie e collaborazioni con le altre componenti del Sistema della Formazione Italiana nel mondo (scuole statali, scuole paritarie, lettorati), IIC, Comitati Dante Alighieri, ENIT, ICE;
– adozione di criteri e standard per valutare l’operato degli Enti promotori, individuando requisiti e assetto organizzativo dei corsi, con riferimento alla durata, al monte ore di insegnamento, all’articolazione oraria e settimanale delle lezioni, sulla base della tipologia di intervento (se curricolare o extra-curricolare);
– divulgazione dei risultati ottenuti, attraverso l’interazione non solo con l’Ufficio scuole di Ambasciate e degli Uffici consolari ma anche con gli Uffici Stampa delle Sedi;
– ridefinizione delle modalità e delle scadenze nell’erogazione dei contributi assegnati agli Enti. In particolare, si prevede l’adozione di un piano di riparto dei contributi, da adottarsi come avvenuto nell’anno in corso con decreto predisposto sulla base di alcuni criteri fondamentali, come ad esempio la consistenza oraria dei corsi, le finalità perseguite, la qualità della gestione da parte dell’Ente, che concorreranno alla quantificazione del contributo secondo “pesi” specifici e in base a tetti di spesa. Tale impostazione risponderebbe altresì alle raccomandazioni fatte pervenire dalla Corte dei Conti, in fase di esame a campione di alcune pratiche, circa l’esigenza, per il futuro, di meglio esplicitare l’iter logico seguito per l’attribuzione dei contributi;
– previsione di incentivi, nella forma di quote premiali, per quegli Enti gestori che aumentino il livello delle risorse proprie e/o che aumentino il numero degli studenti;
– realizzazione di un portale telematico, attraverso il quale le Sedi possano inoltrare le domande di contributo pervenute dagli Enti al MAECI, con l’obiettivo di favorire la dematerializzazione e semplificazione delle procedure, analogamente a quanto avviene ad esempio per le domande per partecipare agli esami di Stato all’estero e per le missioni archeologiche, con meccanismi successivi di convalida da parte dei dirigenti scolastici e delle Sedi diplomatiche;
– più in particolare, il portale, oltre a favorire una maggiore trasparenza e pubblicità della possibilità di avvalersi di contributi ministeriali per attività riconducibili all’articolo 10 del Decreto legislativo 64/2017, faciliterebbe la compilazione della documentazione richiesta: si tratterebbe infatti di percorsi guidati, per i quali sono previsti alcuni campi obbligatori, messi a punto per impedire l’inserimento di informazioni o dati contraddittori (attualmente la presenza di carenze e inesattezze anche solo materiali nella documentazione trasmessa comporta, come noto, una rilevante corrispondenza tra Sedi e Ministero con conseguente aumento del carico di lavoro per le Sedi all’Estero e gli Uffici centrali, nonché dilazione della tempistica di erogazione dei contributi);
– valorizzazione del ruolo dei dirigenti scolastici, di cui vengono esplicitate le funzioni non solo in materia di monitoraggio e vigilanza delle attività didattiche ma anche di proposta dei contributi.
Viene altresì sottolineata l’opportunità che i dirigenti coadiuvino gli Uffici consolari nell’esame della documentazione contabile predisposta dagli Enti promotori, in linea con lo spirito del Decreto legislativo 64/2017, che proprio a questa categoria di personale assegna un ruolo primario.
Le misure illustrate mirano ad una maggiore valorizzazione e efficacia degli interventi, nonché a responsabilizzare, con particolare riguardo alle incombenze amministrative e contabili, tutti gli attori coinvolti, in particolare gli Enti promotori.
In un’ottica di trasparenza e collaborazione con tutti gli attori che, a vario titolo, contribuiscono alla realizzazione di tali corsi, a seguito della XLI Assemblea plenaria di luglio abbiamo trasmesso la bozza della nuova circolare alle nostre Sedi diplomatiche e consolari all’estero e al Segretario Generale del CGIE Schiavone. I riscontri sinora pervenuti ci hanno permesso di mettere a fuoco alcuni punti fondamentali della riforma dal punto di vista degli operatori sul campo: siamo convinti che questo passaggio, una volta concluso, porterà ad un testo più efficace e condiviso.

3. Passando alla situazione della rete consolare italiana, come sapete oggi contiamo 9 Consolati Generali di I classe, 52 Consolati Generali, 2 Consolati di I classe, 14 Consolati e 3 Agenzie consolari (per un totale di 80 Uffici) cui si aggiungono 92 Cancellerie consolari, istituite nell’ambito di altrettante rappresentanze diplomatiche, e le sezioni consolari di tutte le restanti Ambasciate (ad eccezioni delle Ambasciate in Niamey e Conakry le cui funzioni consolari, data la recentissima apertura e le particolari condizioni locali, sono ancora svolte dalle Sedi di cui precedentemente costituivano accreditamento secondario).
Dal punto di vista della distribuzione geografica, il maggior numero di Uffici consolari opera nelle Americhe (29) e in Europa (28), dove le nostre comunità sono storicamente più numerose.
Gli Uffici diplomatico-consolari sono inoltre coadiuvati da circa 400 Uffici consolari onorari, particolarmente numerosi nei Paesi di grande estensione territoriale e con importanti comunità italiane (come Brasile, Argentina, Stati Uniti, etc.).
La struttura della rete diplomatico-consolare è stata oggetto di una vasta opera di razionalizzazione nell’ultimo decennio. In particolare, a partire dal 2013 ed in applicazione della spending review, si è dovuto procedere alla soppressione di oltre 20 Uffici consolari, 4 Ambasciate ed 1 Rappresentanza Permanente presso Organizzazioni Internazionali. Peraltro, nonostante la carenza di risorse umane e finanziarie, nel medesimo periodo su indicazione del Governo è stata rafforzata la nostra presenza in mercati emergenti e in aree prioritarie per la sicurezza del nostro Paese, con l’apertura di 3 nuovi Uffici consolari (Chongqing, Ho Chi Minh City e Erbil) e 4 ambasciate (Ulaanbaatar, Niamey, Conakry e Ouagadougou).
Le operazioni sopra descritte sono state realizzate in un contesto di risorse umane e finanziarie fortemente decrescenti, cui la Farnesina ha fatto fronte puntando sull’aumento della qualità e della flessibilità d’impiego del proprio personale. Oggi però non esistono più margini di manovra e quindi considero mio prioritario impegno proprio l’assegnazione al MAECI di nuove risorse umane e finanziarie, senza le quali la situazione rischierebbe di divenire ben presto ancor più difficile.
Sulla base delle autorizzazioni ottenute lo scorso anno, l’Amministrazione ha finalmente potuto avviare le procedure concorsuali per la selezione e l’assunzione di 177 funzionari amministrativi e consolari, nonché di 44 funzionari appartenenti all’area della promozione culturale, che si auspica possano concludersi in tempi rapidi. È un segnale che va certamente nella giusta direzione ma, a fronte del decremento complessivo del personale amministrativo di ruolo registratosi nell’ultimo decennio (1115 unità in meno, pari ad una diminuzione del 30% circa), del progressivo innalzamento della sua età media (oggi pari a circa 56 anni) e dei numerosi pensionamenti previsti nei prossimi anni, essa non può che rappresentare il primo passo di una ben più vasta opera di reclutamento.
Il MAECI si sta quindi adoperando affinché vengano autorizzati, tra l’altro, l’assunzione di ulteriori unità di personale amministrativo nel prossimo triennio al fine di colmare i consistenti vuoti di organico, oltre che l’ampliamento del contingente dei contrattisti assunti localmente. Solo in tal modo potrà essere assicurato il perseguimento ed il rafforzamento degli obiettivi istituzionali dell’Amministrazione.

4. Per quanto riguarda i finanziamenti in favore delle politiche per gli Italiani all’estero, nel corrente esercizio finanziario lo stanziamento sui capitoli relativi ai Comites è stato pari rispettivamente a Euro 2,227.962,00 sul capitolo 3103 e Euro 68.571,00 sul capitolo 3106. Per quanto riguarda il cap. 3103, in aggiunta ai contributi per le spese di funzionamento abbiamo destinato, ad oggi, complessivamente Euro 417.892,00 per la realizzazione di progetti specifici promossi da 35 Comites. Di questi 12 hanno presentato progetti concernenti l’organizzazione di incontri preparatori in vista della Conferenza Mondiale dei Giovani che si terrà il prossimo aprile 2019 a Palermo, mentre gli altri hanno promosso iniziative volte a sostenere l’inserimento nei contesti locali dei componenti più vulnerabili della nuova mobilità.
Per completezza di informazione si segnala che gli Organi di controllo contabile hanno recentemente eccepito l’irregolare corresponsione della diaria ai Presidenti dei Comites, a valere sul capitolo 3106, per la partecipazione alle riunioni di cui all’art. 6, commi 1 e 2, della Legge 286/2003. Tale osservazione è stata motivata dall’adozione di una interpretazione restrittiva del comma 3 dell’articolo 6 della legge 286/2003 – che stabilisce che “le spese di viaggio per la partecipazione dei membri dei comitati alle riunioni di cui ai commi 1 e 2 sono a carico dei bilanci dei Comitati cui ciascun membro appartiene” -, che sostiene che in assenza di una specifica indicazione, i rimborsi dovrebbero riguardare i soli esborsi di denaro per il mezzo di trasporto utilizzato per il viaggio, escludendo quindi la possibilità di rimborso dei costi di vitto e alloggio.
Abbiamo prontamente provveduto a richiedere un parere interpretativo all’Avvocatura Generale dello Stato con l’obiettivo di poter disporre di più ampi elementi di diritto a supporto della interpretazione estensiva della citata norma, e allo stesso tempo abbiamo proposto la modifica della disposizione per la sostituzione, al citato art. 6, comma 3, della legge 286/2003, della parola “viaggio” con “trasporto, vitto e alloggio”.
Nelle more della definitiva soluzione della questione, abbiamo quindi informato i Comites che per il corrente esercizio finanziario e sino al superamento delle citate criticità, potranno essere rimborsate, sul capitolo 3106, le sole spese di trasporto
Con riferimento all’assistenza diretta per 2018 il fondi disponibili sono stati pari a Euro 5.708.448,71. Per l’assistenza indiretta, lo stanziamento è stato pari a Euro 433.321,00, ed è stato ripartito su 38 Enti sparsi in 19 Paesi. La distribuzione dei contributi ha privilegiato come di consueto ospedali e case di riposo operanti in Paesi con bassi standard medico-assistenziali e istituti di assistenza a minori e madri in difficoltà. Le restrizioni al welfare adottate da alcuni Paesi europei non hanno risparmiato i nostri connazionali che vi risiedono: per questo motivo abbiamo concesso contributi ad enti attivi in Paesi tradizionalmente dotati di solidi sistemi di sicurezza sociale come il Belgio e la Germania.
I fondi per le attività culturali, educative, ricreative e informative in favore delle collettività italiane all’estero sono stati oggetto nel 2018 di un significativo adeguamento, poiché ad esso sono state attribuite le risorse aggiuntive – messe a disposizione dalla Legge di bilancio n. 205/2017 – specificamente destinate a favore delle agenzie di stampa specializzate per gli italiani all’estero, in possesso di un requisito di esperienza in tale settore di almeno un quinquennio. Pertanto, sul relativo capitolo si è registrato uno stanziamento complessivo di Euro 673.817, dei quali Euro 400.000 destinati ai servizi delle agenzie di stampa. Questi ultimi fondi, a destinazione vincolata, sono stati impiegati per la sottoscrizione di abbonamenti ai notiziari, sia quotidiani che settimanali, delle sole tre agenzie in possesso dei requisiti di legge e per l’acquisto di servizi in formato “video” su eventi, iniziative e materie di interesse per gli italiani all’estero, da distribuire tramite internet e le reti sociali. Abbiamo ritenuto in tal modo opportuno diversificare l’offerta informativa, mediante uno strumento, il video, potenzialmente in grado di raggiungere i connazionali interessati, ed in particolare quelli nelle fasce di età più giovane, con una fruizione diretta anche in mobilità attraverso le moderne reti sociali. Per quanto riguarda le attività culturali, finora sono stati impegnati Euro 143.010 per sostenere attività di varia natura, tra le quali ad esempio la realizzazione di un video promozionale dedicato al turismo delle radici, ed un progetto di digitalizzazione di documenti concernenti memorie di italiani emigrati, che in prospettiva potrebbe rappresentare il primo passo di una più ampia operazione di recupero attraverso le tecnologie informatiche e di possibile riconduzione ad unità (attraverso un futuro portale dedicato), del vasto patrimonio documentale sull’emigrazione italiana, attualmente raccolto e conservato in modo frammentario, su iniziativa di una pluralità di soggetti sia pubblici che privati.

5. Due recenti studi curati dalla Fondazione Migrantes e da IDOS (Dossier Statistico Immigrazione) hanno confermato il fenomeno dei rilevanti flussi di connazionali dal paese. La mobilità verso l’estero è aumentata nello scorso anno del 64,7%, tale percentuale include anche 25.000 migranti rientrati nei loro Paesi (Bangladesh, Pakistan, India, Brasile).
Nel 2017 si sono iscritti all’AIRE quasi 243.000 connazionali, di cui il 52,8% per espatrio, il 36,2% per nascita e 3,7% per acquisizione di Cittadinanza. Nonostante si tratti di numeri inferiori all’anno precedente, tuttavia la tendenza a emigrare permane forte: il dato complessivo relativo agli ultimi tre anni rivela un aumento del 19,2 % e addirittura del 36,2% nell’ultimo quinquennio.
L’analisi dei dati relativi alle partenze dell’ultimo anno conferma inoltre un cambiamento sostanziale in atto rispetto agli anni scorsi: a partire dall’Italia sono sicuramente giovani (37,4%) e giovani adulti (25%), ma la crescita più importante riguarda gli italiani da 50 anni in su: + 20,7% nella classe di età 50-64 anni; +35, 3% nella classe 65-74 anni; +78,6% dagli 85 anni. Per quanto riguarda gli ultracinquantenni, si tratta sicuramente di persone che fronteggiano situazioni di precarietà lavorativa, rimaste disoccupate e soprattutto prive di prospettive in Italia, lontane dalla pensione o che hanno bisogno di arrivarvi e che hanno contemporaneamente necessità di mantenere la famiglia. Emerge anche una nuova strategia di sopravvivenza tra genitori-nonni che trascorrono periodi sempre più lunghi all’estero, anche superiori ai 6 mesi, con figli e nipoti.
Sono in aumento anche i cosiddetti “migranti previdenziali” ovvero coloro che raggiunta la soglia della pensione prediligono Paesi con in corso una politica di defiscalizzazione, dove la vita costa molto meno rispetto all’Italia e dove il potere di acquisto risulta, di conseguenza, superiore. Appare altresì interessante la presenza di un consistente gruppo di cosiddetti “migranti di rimbalzo”, ovvero coloro che dopo anni di emigrazione all’estero soprattutto in paesi europei ( Germania, Svizzera e Francia) oppure oltreoceano (Argentina, Cile, Brasile e Stati Uniti) sono dapprima rientrati in Italia per trascorrere la propria vecchiaia nei luoghi di origine ma, rimasti vedovi/e spesso con i figli nati, cresciuti e lasciati all’estero, decidono di ritornare nel Paese in cui avevano vissuto da migranti, stante le condizioni socio-economiche in Italia.
Il quadro sopra rappresentato conferma la necessità di un costante monitoraggio del fenomeno dell’attuale mobilità italiana verso l’estero, per cui il MAECI si avvale dell’indispensabile contributo della rete diplomatica e consolare. Oltre all’invio di aggiornamenti sull’evoluzione della situazione locale, i nostri Uffici all’estero sono impegnati, anche con l’ausilio dei Comitati degli Italiani all’estero e dei patronati laddove attivi, per rafforzare il ruolo della rete all’estero quale punto di riferimento per accoglienza e accompagnamento dei nuovi migranti, soprattutto quelli con potenziali o evidenti difficolta di inserimento.
Siamo tuttavia consapevoli che tale questione vada affrontata con il coinvolgimento degli altri competenti Ministeri, con le Regioni e Province Autonome che hanno competenza in materia di formazione e lavoro, e con il Consiglio Generale degli italiani all’Estero (CGIE), enti accademici e di ricerca con l’obiettivo di individuare misure per un possibile contenimento dei flussi verso l’estero o per creare condizioni nel nostro Paese che favoriscano una mobilità di tipo ciclico. Il bagaglio di conoscenze acquisito all’estero dai connazionali offre infatti un’imperdibile occasione per arricchire il tessuto economico e sociale del nostro Paese attraverso, ad esempio, gli stimoli ai processi di contaminazione di start-up innovative ed alla crescita di investimenti in ricerca e sviluppo grazie in particolare ai contatti allacciati da figure altamente qualificate con competenze acquisite nel periodo di permanenza all’estero.

6. E’ inoltre importante fornire aggiornamenti su alcuni contesti particolarmente critici per i nostri connazionali. La crisi in Venezuela vede un quadro umanitario in costante peggioramento. La drammatica situazione economica, degenerata dalla spirale iperinflazionista in corso, e la grave penuria di generi di prima necessità colpiscono la popolazione e quindi anche la numerosa comunità italiana, di cui fanno parte più di 142.000 connazionali. Già si registra un flusso di connazionali che stanno lasciando il Paese per recarsi in Spagna (attualmente circa 1.500), Brasile, Ecuador e Repubblica Dominicana.
Il Governo continua a seguire con grande apprensione la situazione in Venezuela, non solo per le ripercussioni sui nostri connazionali, ma anche perché siamo profondamente preoccupati dal recente aggravamento della svolta autoritaria del Governo venezuelano che ha portato ad una nuova ondata di repressione e di violazioni dei diritti umani. L’Italia, con e l’UE, continua ad adoperarsi per favorire una soluzione della crisi, che a nostro avviso deve maturare innanzitutto all’interno del Paese. Al tempo stesso, insieme ai partner europei, siamo convinti che occorra mantenere forte la pressione sulle Autorità venezuelane per ottenere concessioni, in particolare il rilascio dei prigionieri politici e l’accettazione degli aiuti di emergenza, che favoriscano il ritorno a un dialogo franco e costruttivo. In questo contesto prosegue anche l’impegno per ottenere l’apertura di canali umanitari per l’ingresso nel Paese di farmaci salvavita per la nostra collettività, di cui continua a registrarsi drammatica penuria. Continuiamo a seguire da vicino la situazione nel Paese per assicurare la migliore assistenza ai connazionali indigenti.
Per quanto riguarda il Sudafrica, dove il Direttore Generale DGIT si è recato personalmente in settembre in occasione della Continentale anglofona, sapete che è in corso un dibattito sulla riforma agraria, sulla legislazione di azione affermativa per la popolazione nera in campo societario e sull’aggiudicazione degli appalti pubblici. La nostra Ambasciata e la rete consolare seguono molto da vicino le questioni, anche in stretto contatto con gli altri Paesi dell’Unione Europea.
Forte emozione e preoccupazione ha destato l’omicidio del connazionale Raffaele Mastrogiuseppe, ucciso ad inizio ottobre nella sua casa in una zona rurale vicino la cittadina di Heidelberg, ai confini della Provincia del Gauteng.
La dinamica dell’aggressione mortale è ancora al vaglio degli inquirenti, ma la generale situazione di criminalità nel Paese preoccupa molto i nostri connazionali (oltre che i sudafricani stessi).
Alla recente conferenza sugli investimenti esteri, il Presidente Ramaphosa ha trattato la materia consapevole delle preoccupazioni al riguardo della comunità degli investitori, ed ha affermato che si stanno individuando le misure da assumere, ma sinora, come in passato, non sono stati percepiti progressi.

7. Quanto al negoziato BREXIT, si avvia alla sua fase conclusiva. pur nelle note difficoltà negoziali. Alla luce delle posizioni del Regno Unito da cui dipenderà il buon esito del negoziato sull’accordo di recesso, il Governo italiano sta lavorando per assicurare un quadro di certezza giuridica all’intero processo e per evitare uno scenario di “uscita senza accordo” (“no deal”), una prospettiva che si rivelerebbe fortemente penalizzante sia per i nostri cittadini che per le nostre imprese.
In tale contesto, continueremo a mantenere elevata l’attenzione sulle priorità italiane in materia di recesso (in primis diritti dei cittadini italiani in UK, indicazioni geografiche) e di future relazioni (commercio, mobilità e sicurezza).
In linea con le Conclusioni del Consiglio europeo “art.50” dello scorso 29 giugno che ha rinnovato l’invito rivolto agli Stati membri, alle istituzioni dell’UE e a tutte le parti interessate a intensificare i lavori per prepararsi a tutti i livelli e a tutti gli esiti possibili, il Governo italiano ha anche avviato lo studio di possibili misure di preparazione e di emergenza, in caso di mancato accordo di recesso, in stretto coordinamento con la Commissione europea e gli altri Stati membri. Nell’ambito di un esercizio di coordinamento interministeriale condotto dalla Presidenza del Consiglio, è stata evidenziata sin dall’inizio la necessità di monitorare e lavorare prioritariamente su alcuni settori specifici, tra cui la tutela dei connazionali in Regno Unito.
Da parte britannica, la Premier May ha annunciato lo scorso settembre che, anche in caso di mancato accordo, i diritti dei cittadini UE in Regno Unito saranno protetti (senza tuttavia fornire garanzie concrete al riguardo). Come del resto riconosciuto dalle stesse Autorità britanniche, un eventuale “no-deal” renderebbe tutto più complesso anche per il riconoscimento dei diritti dei cittadini e per le relative procedure amministrative soprattutto perché verrebbe meno di fatto il periodo transitorio.
Pur consapevoli dell’insufficienza di progressi sinora registrati, certificata dal Consiglio europeo art.50 dello scorso 17 ottobre, confidiamo in un superamento dell’attuale impasse, rimanendo fiduciosi e determinati a raggiungere il miglior risultato possibile, nell’interesse dei nostri cittadini e delle nostre imprese.
Occorre darsi il tempo necessario per trovare una soluzione condivisa sui pochi punti rimasti ancora aperti (a partire dal complesso nodo del confine irlandese), in modo da arrivare all’intesa sull’accordo di recesso nella sua interezza che comprende anche un’apposita Parte di ampia e approfondita tutela dei diritti acquisiti dei cittadini europei in Regno Unito.
Il passo successivo all’auspicata conclusione dell’accordo di recesso consisterà nell’assicurare piena attuazione alle disposizioni sul riconoscimento dei diritti acquisiti dei cittadini UE in UK e dei cittadini UK in UE già concordate nel marzo 2018 e contenute nel testo di accordo di recesso, con procedure semplici e rapide e garanzie concrete per le categorie più vulnerabili.
Quanto alla mobilità nel quadro delle relazioni future post Brexit, l’obiettivo rimane quello fissato negli Orientamenti adottati dal Consiglio europeo dello scorso 23 marzo: costruire un futuro partenariato UE-UK che comprenda disposizioni ambiziose sulla circolazione delle persone fisiche, basate sulla piena reciprocità e la non discriminazione tra Stati membri.

8. Infine, alcune indicazioni sulla recente Conferenza dei Consoli italiani nel mondo. Ben 106 colleghi (80 consoli e 36 capi di cancelleria consolare) hanno preso parte all’evento, con grande spirito di condivisione che ha consentito un tangibile valore aggiunto dell’evento. I lavori della Conferenza hanno infatti testimoniato un’attiva e diffusa partecipazione (alle sole sessioni plenarie sono intervenuti, con commenti ed efficace interazione reciproca, circa 40 partecipanti). La Conferenza ha dunque evidenziato dei risultati proprio sugli obiettivi di fondo (innovare, comunicare e motivare): è stato infatti possibile un proficuo scambio di idee e di percorsi concreti di innovazione; si è trattato di un’occasione di evidente contenuto motivazionale; la funzione consolare è stato ben valorizzata dai principali canali di comunicazione.
Rispetto ai tre temi principali dei lavori, il confronto durante le sessioni plenarie ha dimostrato come la Rete consolare sia pronta a sperimentare nuovi obiettivi organizzativi, tecnologici, di valorizzazione delle risorse, di comunicazione e ascolto con l’utenza. In altri termini, i Consoli italiani hanno dimostrato di essere in linea con l’esigenza di cambiamento, per adattare la loro attività ad una realtà in continua evoluzione. Nel corso dei tavoli tematici (nuova mobilità, collettività storiche, sistema Paese e cittadinanza), sono altresì emersi numerosi spunti di innovazione e approfondimento, a ribadire come la Rete sia già pronta a formulare proposte – anche dal carattere operativo – volte a migliorare gli standard di lavoro, semplificare le procedure, introdurre nuovi paradigmi e parametri più funzionali ed efficienti.
Si allega l’intervento pronunciato dal Signor Presidente della Repubblica, in occasione dell’incontro con i Consoli al Quirinale.